Cinque domande a Stefano Boeri

In una intensa serata di fine estate, a Palau, un attivo comune costiero della Gallura, pochi giorni prima della ufficializzazione della candidatura alle primarie del Partito Democratico per il sindaco di Milano , Stefano Boeri lancia tre linee guida su cui investire per governare il prezioso e fragile territorio della Sardegna, puntando sulla reversibilità dei fenomeni che possano essere controllati dalla politica.

  • DIFESA DEL PAESAGGIO. Con una amministrazione che controlla il tempo prima ancora che lo spazio, il tempo lungo del territorio. Basta con l’idea di sviluppo urbano debba essere estensivo, ma occorre tornare alla ruralità, a dare valore ai terreni rurali, territori permeabili di cui l’uomo si prende cura e che l’uomo utilizza per produrre beni immediatamente spendibili attraverso l’agricoltura, la pastorizia, la forestazione, le attività economiche e turistiche legate alla terra come la viticultura e l’agriturismo. Creare anelli di territori abbiano  un utilità evidente, che tornano ad essere vissuti perché sono luoghi di lavoro e di impegno. che siano un valore effettivo.
  • RIUSO E RECUPERO. Puntando più che nel realizzare nuove costruzioni nel recupero di edifici che abbiano una chiara destinazione e utilità pubblica, creando sistemi di riuso come quelli del riutilizzo delle aree militari dismesse o quelli dell’albergo diffuso. La città si trasforma, e il senso delle operazioni portate avanti da un’amministrazione pubblica intelligente dovrebbe essere quella di agire nei centri storici e nei vuoti urbani, creando forme che utilizzino le strutture vuote, che riempiano e riportino vita in luoghi altrimenti inutilizzati.
  • DEMOLIZIONE. L’arroganza e la violenza di chi pensa a demolire pezzi di città e a deportare i cittadini di intere borgate ( così come è stata violenta la loro costruzione 30 anni fa senza piani terra, servizi e commercio), porta a una semplificazione per un tema che non è da esorcizzare: la demolizione. Non è vero che non si può ripristinare il paesaggio. Il paesaggio può essere recuperato, si può recuperare anche con demolizioni molecolari che colpiscano uno dei mali del nostro territorio: l’abusivismo. La creazione di mappe dell’abusivismo sarebbe un modo per dare un segnale forte alle nuove generazioni e proporre un modello di sviluppo possibile anche per le pubbliche e medie imprese della Sardegna che potrebbero specializzarsi e investire nel settore delle demolizioni.

Dopo Nieto y Sobejano Arquitectos, Sardarch intervista Stefano Boeri ponendogli cinque domande sull’architettura e sul territorio contemporaneo.

L’architetto in quest’occasione sottolinea il suo rapporto con l’idea di sviluppo portata avanti negli ultimi anni in Sardegna e anticipa la decisione di sfidare i poteri milanesi impegnandosi attivamente in politica per tentare di cambiare più efficacemente la città e la società in cui vive.


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Il caso Casamonti e la Sardegna

Atto I    Il caso Casamonti

Atto II   Il caso Casamonti: una lettera di Stefano Boeri

Un interessante botta e risposta tra Luigi Prestinenza Puglisi e Stefano Boeri, due influenti personalità dell’architettura italiana, sta animando le pagine della newsletter di LPP, riguardo alla attuale cultura architettonica italiana.

Un ruolo centrale lo gioca la forte ventata di novità che soffia negli ultimi anni sulla Sardegna e che ne sta rivoluzionando le dinamiche del fare e vivere l’architettura, grazie all’appassionante lavoro di rilancio dell’architettura sull’isola promosso tra gli altri proprio da Stefano Boeri.

Lo stesso dibattito che è stato alla base della decisione di far nascere questo blog.

Quando e’ che le Star aiutano a promuovere  l’architettura in un luogo? Quando si scatena una stagione di concorsi e di opportunità, soprattutto per i più giovani. Non quando l’operazione avviene con l’assegnazione quasi ad personam dei più importanti progetti. Ecco perché dico che in Sardegna l’operazione congegnata da Soru corre, a mio parere, il rischio di essere un errore gigantesco. Peggio: l’atto di morte di una giovane generazione di architetti.

LPP