Dopo i primi due appuntamenti del Stampaxi mob, in cui abbiamo raccolto opinioni e pensieri sul vuoto urbano tra via Fara e via Santa Margherita, illustriamo i risultati raccolti con la scatola dei suggerimenti.Le idee proposte sono state scelte come rappresentative dei più di 160 biglietti proposti e appartengono a persone di tutte le età, residenti di Stampace e non: tutte le persone che passando di fronte alla nostra postazione in Via Azuni hanno dedicato tempo e immaginazione per dare un contributo alla reinterpretazione di questo vuoto urbano tra i più vasti del centro storico cagliaritano.
Parcheggi, attività sportive, spazi verdi e contenitori di aggregazione sono i gruppi principali in cui abbiamo catalogato i suggerimenti che ci son stati affidati dentro la scatola, a cui ne abbiamo aggiunto uno che comprende le proposte in cui si prevede un insieme di funzioni diverse (mixed use) e un altro che abbiamo preferito considerare senza categoria.
Vogliamo condividere con i sostenitori dell’iniziativa il successo della raccolta e, in attesa del prossimo passo, siamo molto interessati a raccogliere ulteriori commenti ai bigliettini stessi o a nuove idee.
La facoltà di Cagliari apre le porte del complesso di via Corte d’appello per presentare e discutere i cambiamenti e i “movimenti” che stanno avvenendo al suo interno, dopo quasi un anno dall’insediamento del nuovo preside, Prof. Antonello Sanna.
SHifting, così è chiamato l’evento che avrà luogo dal 5 al 7 Febbraio e in cui si presenteranno, tra le altre, le esperienze di didattica internazionale dei visiting professors, accompagnati da workshop, conferenze e mostre.
Sarà un momento di riflessione, analisi e confronto sui reali frutti per la facoltà, per capire che effetti stiano portando i grandi capitali investiti e in che modo l’attività dei visiting professor si sia inserità nei programmi della facoltà e nei progetti di ricerca.
Si prospettano due giorni interessanti per vedere, conoscere e comprendere meglio ciò che si muove nella facoltà di architettura di Cagliari. Non soltanto per chi sta all’interno della facoltà, ma potrebbe esser un momento di dialogo con la città, come aveva auspicato il neo preside Antonello Sanna nella nostra intervista di settembre.
È nato a Cagliari il comitato per la nascita di un Urban Center, che vuole essere il luogo in cui comuni cittadini e tecnici si confrontano sui progetti che l’amministrazione propone per la città, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione, soprattutto dei giovani, contribuendo alla formazione di cittadini responsabili e attenti.
Come primo banco di prova il comitato ha partecipato al convegno “La via Roma – La piazza sul mare”. E nuovamente, dopo la presentazione del progetto del parcheggio e del tunnel sotto via Roma, si è assistito all’esposizione dei “progetti” e alle idee del Comune di Cagliari e della sua maggioranza in tema di pedonalizzazione e mobilità. Un progetto di ampio respiro economico (si è parlato di più di 130 milioni di euro) per ridisegnare il luogo definito come il biglietto da visita per la Cagliari di domani, ma che nasce con uno sguardo tanto corto quanto superficiale come ha fatto pesantemente notare il professor Italo Meloni nel suo intervento.
Come insegnamento per la collettività dal convegno, ci sembra utile riportare i passaggi fondamentali dell’intervento del docente di ingegneria dei trasporti, perché dimostrano quanto possano essere futili le proposte politiche di pianificazione urbana quando non sono sostenute dalle possenti gambe date dall’approfondimento tecnico e da una visione globale chiara che ne indichi la direzione.
“Abbiamo assistito a tanti incontri e la cosa sicura è che non esiste un progetto per la piazza. Esiste un’idea di una piazza.Non si è deciso nemmeno se dovrà essere completamente pedonale, se ci passerà la strada in mezzo e dove passerà. Non è una carenza solo di contenuti, ma è una carenza di metodo: c’è una scarsa analisi delle problematiche e di individuazione di obiettivi condivisi e una vaga strategia politica.
Si parla di questo progetto in modo superficiale.
Manca un’idea strategica condivisa su che cosa vogliamo che sia significativo in questo progetto di piazza sula mare.
Per arrivare a risolvere i problemi di mobilità e pedonalità di Cagliari occorre una combinazione di azioni, non solo infrastrutturali, ma anche amministrative, regolatorie, di comunicazione: progetti isolati e settoriali non risolvono il problema della via Roma.
Non ci sono dei dati concreti sugli scenari attuali e futuri del traffico e dei parcheggi che insistono su questa zona, sui percorsi pedonali di relazione ed aggregazione, se non il conteggio del numero di stalli e del numero di corsie.
Non esiste nemmeno un ragionamento sulla necessità, o meno, di continuare a far passare per quello che vuole essere uno dei luoghi simbolo della città il traffico di attraversamento.
Manca un minimo studio serio del problema”
Sono parole dure e circostanziate, che evidenziano come un certo modo di approcciarsi alla città non possa portare alla soluzione dei problemi che i cittadini si trovano a vivere ogni giorno. Non si può far a meno dello studio approfondito e dell’utilizzo di competenze specialistiche per pianificare una realtà complessa come quella urbana.
Sardarch propone un progetto di partecipazione urbana per la reinterpretazione degli spazi pubblici della città di Cagliari ispirato dal progetto “Suggestion Book” del collettivo newyorkese Illegal Art, ripreso in Spagna e Argentina dal Colectivo Trecediecinueve.
Il luogo di azione scelto è il grande vuoto urbano di Stampace alto, lo sterrato tra via Fara e via Santa Margherita, interessato dagli sventramenti del 1994, su cui Sardarch ha deciso di raccogliere idee e proposte dei cittadini attraverso la “scatola dei suggerimenti”. Il grande sterrato, oggi assegnato ai balestrieri di Cagliari, è stato a lungo utilizzato come campo da calcio e parcheggio.
La “scatola dei suggerimenti” è una scatola di cartone con una piccola fenditura sulla parte superiore in cui le persone possono inserire il proprio suggerimento.
Sardarch ha organizzato alcune giornate di raccolta dei suggerimenti degli abitanti del quartiere e degli interessati, durante le quali potersi incontrare per discutere e fornire il proprio contributo per la reinterpretazione di questo vuoto urbano tra i più vasti del centro storico cagliaritano.
Nella convinzione che la città ha senso in quanto luogo di incontro, e che i cittadini debbano riappropriarsi degli spazi vuoti della città.
Alghero continua a dare fiducia a Giovanni Maciocco, il preside che ha fortemente voluto portare “Architettura” in Sardegna e che quest’anno ha visto la sua facoltà valutata dal Censis al primo posto tra le facoltà di Architettura italiane.
Prima dell’inizio del nuovo anno accademico abbiamo voluto interrogare i due presidi sulla loro visione dell’università e del mondo dell’architettura isolano. Coscienti del differente ruolo che Maciocco e Sanna hanno all’interno delle rispettive facoltà pensiamo che questa intervista doppia possa portare spunti di riflessione interessanti.
Part 1
Quando è nata la vostra facoltà di architettura?
Quanti studenti sono iscritti alla vostra facoltà?
Perché è nata la facoltà di architettura e quali sono state le difficoltà più grandi incontrate?
Come valuta la vostra organizzazione universitaria e di cosa andate fieri?
Come si insegna l’architettura ai giorni nostri?
Part 2
Quale ritiene essere il livello dei vostri laureati e in base a cosa lo valuta?
Crede che esista o possa esistere una scuola di architettura legata alla vostra facoltà?
E una scuola di architettura sarda?
Come si immagina la vostra facoltà se potesse organizzarla senza tenere in conto le questioni economiche?
Part 3
Cosa pensa di tirocini ed esperienze lavorative in periodo universitario?
Qual è il rapporto tra la vostra facoltà di architettura e il mondo del lavoro isolano?
In che modo come preside pensa di poter sopperire alla carenza di strutture della vostra facoltà?
Tre architetti che vorrebbe invitare alla vostra scuola
La connessione urbana tra il porto della città di Cagliari con l’area del Poetto,. è stata negli ultimi anni al centro di tante proposte progettuali, che sfortunatamente non hanno ancora visto una concreta realizzazione e di conseguenza un reale impatto sulla città.
La fiera come oggetto architettonico si pone al centro di quest’area strategica in grado di generare attraverso il suo programma e le sue dinamiche temporali un ulteriore elemento di connessione urbana, rispecchiando la complessità del rapporto tra progetto architettonico e progetto urbano.
È sempre interessante valutare i risultati di un concorso. Tutti siamo pronti a giudicare non solo la validità dei progetti in campo ma anche l’opportunità delle scelte della giuria. In un concorso di idee poi assume ancora più interesse vedere come più o meno rinomati progettisti hanno trovato soluzioni a un dato problema, in particolare quando tocca parti cruciali del territorio.
È quello che è successo negli scorsi anni con i concorsi di idee per la riqualificazione del largo Carlo Felice e delle 8 borgate marine di Costeras, ed è quello che succede oggi con i progetti per la riqualificazione del quartiere fieristico dell’azienda speciale Fiera Internazionale della Sardegna”.
Anche in questo caso i grossi studi si spartiscono i piatti più lauti, forti della loro esperienza sul campo, ma si mettono orgogliosamente in evidenza anche alcuni giovani progettisti che proprio nei concorsi di idee hanno la possibilità di dimostrare il proprio valore.
1° classificato
MIJIC ARCHITECTS, EDUARD MIJIC, FABIO FERRINI, EMANUELE FILANTI, MICHELE GIACOBBI, LUCA MORANTI, ROBERTA MORELLI, LORENZO PESARESI– Rimini
STUDIO PROFESSIONISTI ASSOCIATI S.r.l., ALDO VANINI, CARLO CAREDDA, MASSIMO FAIFERRI, PAOLO ASSIERO BRA’, LINO CABRAS, PAULINA HERRERA LETELIER, MICHELE MAMELI, MARCELLO PIGA, GIANCARLO MOI– Cagliari
3° classificato
FRANCO BERNARDINI, ALESSANDRO FAUSTI, LUCA LAZZAROTTO, SUSANNA PIERINI – Roma
Menzione speciale
STUDIO DI ARCHITETTURA LAI SEQUI, ANDREA CASCIU, MARIO CASCIU, MICHELE CASCIU, MICHELA DEIDDA, GIAMPAOLO LAI, PAOLA MURA, FRANCESCA RANGO, GIORGIA SCHIRRU, GIANFRANCO SEQUI – Cagliari
Abbiamo deciso di intervistare i partecipanti (vincitori e menzionati) su alcuni aspetti che ci son parsi importanti del progetto, chiedendo loro di rispondere a 3 domande:
In poche parole quali sono le caratteristiche salienti del vostro progetto?
[SPA] Il tentativo di cogliere l’occasione fornita dal ripensamento di un luogo dalle funzioni complesse, come una fiera espositiva, per connettere il fronte portuale, in una delle parti più ricche di potenziale, con l’entroterra urbano. Era fondamentale, in questa direzione, non pensare a una estensione verso l’interno del già vasto specchio acqueo destinato all’ormeggio, quanto ad un canale che estendesse in senso marinaro le funzioni espositive, cultirali e sportive della fiera.
[FB] Siamo partiti da una suggestione poetica: la rappresentazione dell’edificio/Fiera come immagine simbolica della Sardegna, con l’ingresso principale che si specchia nell’acqua e con l’accesso che avviene attraverso un “ponte”, metafora della funzione che svolge la Fiera nei confronti della comunità sarda, quella di collegamento con le reti internazionali del commercio, della cultura, della società.
[ZP] La proposta si basa sul ripensamento della Fiera come ‘Quartiere’, ovvero una parte della città in mutuo scambio con le altre aree urbane. Da un punto di vista spaziale il ripensamento del programma e del recinto si materializzano in una scomposizione del quartiere fieristico in isolati ciascuno dei quali ospita una funzione prevalente che è però sempre messa in relazione con una porzione pubblicamente accessibile a prescindere dalla manifestazione in atto. La definizione degli isolati è permessa da un diagramma base costituito da un corridoio e da dei percorsi trasversali che nascono dal prolungamento della maglia urbana a nord della fiera
[IX]
a)L’obiettivo del progetto è di offrire alla fiera un ruolo positivo di intermediazione con l’urbanità ed il territorio. L’idea che associamo ad essa è legata all’uso multifunzionale degli spazi, spazi flessibili e capaci di diventare contenitore non solo per gli eventi tradizionali già associati ad essa ma anche per eventi che si svolgano durante tutto l’arco dell’ anno. La fiera, in questo modo, potrebbe, oltre a restituire nuovi spazi per la città, diventare un forte catalizzatore turistico.
b) Per rendere Cagliari una citta’ sostenibile ed all’altezza delle proprie ambizioni di Capitale del Mediterraneo, prima ancora che pensare a nuovi progetti, e’ necessario utilizzare in modo intelligente cio’ che gia’ esiste. L’obiettivo del progetto è di offrire alla fiera un ruolo positivo di intermediazione con l’urbanità e il territorio, attualmente essa appare come un organismo totalmente isolato rispetto al contesto, alla città e all’acqua; accentuata dalla forte presenza delle infrastrutture che ne delimitano il perimetro. Nel progetto questi obiettivi si traducono in una ridefinizione un tratto dell’Asse Mediano come boulevard, che pur mantenendo lo scorrimento veloce si arricchisce di nuove esperienze per chi lo percorre: la Fiera si apre infatti ad una fruizione completamente nuova, esponendo attraverso lunghe vetrate le proprie attivita’ a chi passa in velocita’. Al contempo le nuove strutture fieristiche agiscono da protezione (soprattutto acustica) per le aree circostanti, mediando fra zone costruite e le aree piu’ prossime al mare.
qual è l’aspetto del progetto che vi ha creato maggiori difficoltà? perchè?
[SPA] In primo luogo, governare un’area di dimensioni tanto vaste senza che andasse perduto il potenziale rappresentato dal grande spazio aperto. In secondo luogo offrire un’ immagine fortemente caratterizzata del complesso dall’importantissimo punto di vista di chi giunge a Cagliari dal mare o dal corridoio di avvicinamento dell’aeroporto.
[FB] Direi che nessun aspetto del concorso ci ha posto particolari difficoltà. Il bando è stato compilato in modo chiaro ed esaustivo, gli obbiettivi del concorso erano espliciti.L’avere una serie di “paletti” all’inizio della progettazione è di grande aiuto, perchè in qualche modo rappresentano una prima fase del progetto da cui attingere idee e consente di partire da alcuni punti fermi.Noi siamo orgogliosi di essere stati selezionati al terzo posto, perchè riteniamo che il nostro progetto risponda in modo esaustivo a tutte le richieste contenute nel bando di concorso, senza “esondare” dai limiti imposti da quest’ultimo.
[ZP] Un aspetto non convincente dell’impostazione del bando riguardava l’insistenza su alcuni elementi di ‘dettaglio’ che abbiamo ritenuto di secondaria importanza rispetto al tema generale di concorso. Come accennato, per noi il fine ultimo era quello di riflettere sulla Fiera come elemento urbano. Ciò non significa non considerarne gli aspetti più strettamente architettonici ma, piuttosto, si basa su una particolare accezione di ‘progetto urbano’ quale frutto di un continuo salto di scala basato sui concetti e gli strumenti dell’architettura. Il nostro interesse a definire un ‘diagramma’ per la Fiera ha inevitabilmente portato a non sviluppare gli aspetti materici e più di dettaglio. Tuttavia, pensiamo che ciò possa avvenire in una fase successiva della progettazione.
[IX]
a)L’aspetto del progetto che ci ha creato maggiori difficoltà crediamo che non sia legato esclusivamente al processo progettuale che abbiamo seguito, quanto agli eventi che seguiranno la conclusione del concorso. Ci auspichiamo che gli enti possano raggiungere presto un accordo in modo tale da formare un gruppo di lavoro che possa adoperarsi per sviluppare e concretizzare le idee avanzate nei progetti presentati al concorso.
b) Quando si affronta un progetto in Italia la cosa piu’ difficile e’ la consapevolezza che ogni gesto progettuale, per valido che sia, ha una probabilita’ minima di essere tradotto in realta’. Purtroppo. Specialmente quando si tratta di progetti di un certo interesse pubblico, il processo si complica incredibilmente e interviene una serie di variabili “parassita” che in modi diversi influenzano il corso naturale delle cose. Prevedere queste variabili, manipolarle e cercare di usarle per trasformare in meglio un pezzo di citta’ e’ un esercizio difficile ma molto divertente: il progettista si misura dunque con competenze che vanno ben oltre il mero design. Questo fa dell’Italia l’unico posto al mondo in cui sia preferibile ricevere una menzione speciale piuttosto che vincere un concorso. A livello puramente progettuale, la sfida piu’ grande era ovviamente la trasformazione della fiera, con le sue necessita’ cosi specifiche, in uno strumento “urbano” attraverso cui riattivare il potenziale di una parte di Cagliari e contribuire ad una ridefinizione identitaria di tutta la citta’. Cagliari ha virtualmente a disposizione un capitale ambientale e paesaggistico enorme di cui il piu’ delle volte sembra inconsapevole: riconfigurare lo spazio tenendone conto e’ assolutamente necessario per evitare di lasciare soltanto a pochissimi l’esperienza di nuovi punti di vista. Raramente ci e’ capitato, lavorando in altre parti del mondo, di confrontarci con una tale abbondanza di stimoli da rendere difficile l’assegnazione delle priorita’.
quale è la cosa più importante quando si affronta un concorso di idee del genere?
[SPA] Riuscire a costruire un programma complesso e adeguato al tema proposto, che consenta gli ulteriori approfondimenti e alternative che si rendessero necessari in una eventuale fase progettuale successiva, tanto sul piano funzionale che su quello formale.
[FB] È difficile rispondere a questa domanda perchè nelle esperienze precedenti non sempre siamo riusciti a centrare gli obbiettivi che ci eravamo prefissati. Direi che la composizione multidisciplinare del gruppo di progettazione è fondamentale in quanto le problematiche da affrontare spaziano dalla grande alla piccola scala, dagli aspetti costruttivi a quelli economici, dalla sostenibilità ambientale alla qualità architettonica, senza trascurare l’importanza della comunicazione visiva affidata ai rendering e alla composizione grafica delle tavole di concorso.
[ZP] Un concorso di idee dovrebbe essere innanzitutto un modo di fare ricerca attraverso il progetto. Ciò comporta due aspetti in particolare. Il primo consiste nel mettere in discussione quanto proposto dal bando di concorso, non con semplice finalità polemica ma con la convinzione che spingersi oltre gli inevitabili limiti delle richieste del bando sia fondamentale per creare dibattito. In secondo luogo, un concorso di idee è l’opportunità di sperimentare con il medium di rappresentazione. Per scelta abbiamo evitato il ricorso ai rendering realistici – pur consapevoli della loro importanza strategica per aver speranze di vittoria – ritenendo opportuno, e più stimolante, presentare le nostre idee attraverso diverse rappresentazioni grafiche.
[IX]
a) Siamo dell’idea che un buon progetto nasca sempre da un forte dibattito. Quando il team è numeroso i temi da dibattere diventano sempre più interessanti e portare avanti un’idea piuttosto che un’altra è indubbiamente il frutto di molte discussioni.Investigare le tematiche legate al territorio, avere una visione più ampia e complessa di esso è, indubbiamente, lo strumento più adeguato per comprendere meglio l’area su cui si interviene. Molto spesso i nostri progetti sono ambiziosi, parte del team ha già lavorato su progetti del waterfront cagliaritano cito ad esempio un’ altra menzione al premio del paesaggio per la riqualificazione di uno spazio aperto a Bonaria, il progetto per il padiglione Nervi ipotizzato come nodo d’interscambio per una mobilità alternativa su acqua sfruttando i canali navigabili, tesi avanzata nel 2001, infine il progetto per la ristrutturazione della darsena di Cagliari. I concorsi d’idee sono sempre uno strumento importante di dialogo ma diventano ancora più efficaci nel momento in cui sono capaci di concretizzare l’idea.
b) Un concorso di idee -lo dice la parola stessa- nasce perche’ si sta cercando una visione, un’invenzione che sappia dare risposta ad una serie di problemi. Avere l’idea migliore, in questo caso, significa innanzitutto porsi le giuste domande prima ancora che cercare delle risposte. Definire l’ambito in cui si opera, stabilire le ambizioni per ogni disciplina coinvolta sono necessariamente le prime inevitabili mosse. Una volta fissate queste poche cose, tutto il resto consegue in modo piu’ o meno lineare, esplorando quante piu’ soluzioni alle questioni preventivamente stabilite, per giungere, attraverso un processo di sottrazione, alla formulazione della proposta progettuale. Partendo dal principio che un’idea, per essere utile, deve potere essere realizzata e migliorare cosi le condizioni di chi la vivra’, la sua fattibilita’ diventa una componente irrinunciabile. Nel contesto italiano c’e’ una lunga tradizione di promesse tradite, in cui dopo le buone intenzioni e le promesse elettorali i progetti finiscono in un cassetto. La forza di un’idea puo’ sopravvivere alla mediocrita’ di una classe dirigente immobile, affidando alle nuove generazioni la speranza di un cambiamento.
Il 25 giugno la più giovane facoltà dell’ateneo cagliaritano ha eletto il suo nuovo preside: è Antonello Sanna, già direttore del Dipartimento di Architettura ed ex presidente del corso di laurea in Ingegneria Edile. Una scelta di sicura continuità rispetto all’operato del professor Carlo Aymerich, primo storico preside della facoltà di Architettura di Cagliari, e che ha visto il Consiglio di facoltà compatto nella votazione finale (a eccezione di tre astenuti).
Nei giorni precedenti all’elezione si erano però fatte insistenti le voci che davano il professor Antonio Tramontin come più papabile successore di Aymerich alla guida della facoltà di architettura cagliaritana.
Sanna e Tramontin, due visioni differenti, forse complementari o forse inconciliabili dell’architettura. Un confronto già profondamente radicato nella facoltà di ingegneria, e che proprio nel cortile della facoltà di Piazza d’Armi vede da alcuni anni le opere dei due progettisti fronteggiarsi a pochi metri di distanza: da una parte l’estro tecnologico dell’Aula magna, travagliata opera dello studio di Tramontin, incastonata nell’edificio di Mandolesi che oggi ospita il DIGITA, e dall’altra il volume razionale del Padiglione alfa, ad opera del dipartimento di architettura guidato da Sanna.
Due visioni dell’architettura, due differenti approcci all’oggetto architettonico e al contesto che si sono riproposti e fronteggiati nella scelta del successore di Aymerich e che ha visto, in questa battaglia, vincere la sobrietà razionale di Sanna (leggi il programma del neopreside di facoltà).
Siamo sicuri che il risultato eccellente della facoltà algherese sarà uno sprone per il nuovo preside, che salirà in carica dall’ottobre prossimo, e al quale facciamo i più sentiti auguri di buon lavoro.
Sanna e Tramontin, due visioni differenti, forse complementari o forse inconciliabili dell’architettura. Un confronto già profondamente radicato nella facoltà di ingegneria, e che proprio nel cortile della facoltà di Piazza d’Armi vede da alcuni anni le opere dei due progettisti fronteggiarsi a pochi metri di distanza: da una parte l’estro tecnologico dell’Aula magna, travagliata opera dello studio di Tramontin, incastonata nell’edificio di Mandolesi che oggi ospita il DIGITA, e dall’altra il volume razionale del Padiglione alfa, ad opera del dipartimento di architettura guidato da Sanna.
Credendo fermamente che il piano della diffusione delle informazioni e della condivisione della conoscenzasia nella società di oggi di fondamentale importanza, e coscenti che il lavoro è tanto più proficuo ed efficace quanto più si giova di collaborazioni e sinergie all’interno di progetti da obiettivi comuni e condivisi, il blog Sardarch decide di ospitare tra le sue pagine l’Osservatorio Internazionale sul progetto e l’architettura contemporanea.
L’Osservatorio è un’iniziativa che parte dalla facoltà di architettura di Cagliari ma che, nei nostri auspici, può essere un’iniziativa importante a carattere regionale, per creare una rete diesperienze legate al mondo dell’architettura dal cui confronto possano beneficiarne tutti (studenti, professionisti, professori, amministratori, semplici curiosi…), e che possa creare relazioni tra le due facoltà di architettura isolane.
L’Osservatorio nasce dal tentativo di raccogliere (e non disperdere) le recenti esperienze di studio, ricerca e lavoro post-laurea di molti studenti formatisi all’interno delle facoltà di ingegneria e architettura sarde col fine di aprire una finestra di dibattito su ciò che accade al di fuori.
Il blog risulta, nell’ambito di una tale operazione, un’importante piattaforma di scambio tra le diverse esperienze, permettendo di delineare un quadro riassuntivo delle competenze finora acquisite nei diversi ambiti disciplinari dell’architettura e dell’urbanismo.
Si invitano perciò a prendere parte all’iniziativa tutti coloro che, avendo svolto dopo la laurea un periodo di studio o lavoro in un’istituzione pubblica o privata estera, ritengano utile presentare la propria esperienza.
Dalle pagine di Sardarch dedicate all’Osservatorio è possibile scaricare una scheda-tipoda compilare riportando i propri dati, il luogo/istituzione estera, il tipo di esperienza (Master, PhD, Stage), e il campo di ricerca. Unitamente a ciò, si chiede di scrivere un breve abstract (500-800 parole max.) che descriva nelle sue linee essenziali i contenuti dell’esperienza all’estero, e che sarà pubblicato su Sardarch.